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Brigata Sassari
Il Capitano Giuseppe Tommasi, nacque a Mogoro (Or), figlio di Giovanni Battista. Tommasi venne decorato con la Medaglia d`Argento al Valor Militare, e fu Aiutante Maggiore del 151° Reggimento, sotto il comando del Colonnello Stanislao Mammucari.
Nel 1800 tre fratelli della famiglia Tommasi, di origine Campana, si trasferirono in Sardegna. Due di questi si fermarono a Gonnosfanadiga, il terzo, notaio, si stabilì a Mogoro dove si sposò. Nacquero così quattro figli, tre di questi parteciparono alla Grande Guerra come ufficiali, Pietrino, Antonio e Giuseppe. Il fratello più giovane venne a mancare appena adolescente. Due moriranno in guerra: Antonio nato il 20 agosto 1893 a Mogoro, Sottotenente di complemento del 233°, morì il 18 aprile 1918 a Monza per malattia; Pietrino nato il 13 settembre 1889 a Mogoro, Sottotenente di complemento del 151°, decorato con la medaglia d`Argento al Valor Militare e con una medaglia di Bronzo, morì il 19 giugno del 1918 sul Piave per ferite riportate in combattimento. Solo Giuseppe uscì indenne dai 4 anni di guerra, e congedatosi intraprese la professione di avvocato a Roma, dove si era, nel frattempo, sposato. Morì, sempre a Roma, l`8 marzo del 1964.
Giuseppe Tommasi, testimone diretto quindi, ci lascia uno dei migliori scritti sulle vicende che videro coinvolta, nel primo conflitto mondiale, la Brigata Sassari.
Scritto in forma di diario il suo “Brigata Sassari – Note di guerra” è fonte di notevoli informazioni, sia sulle azioni militari che sugli uomini che quelle imprese furono chiamati ad intraprendere. La narrazione pulita, a volte stringata, risulta di scorrevole lettura. Non ritroviamo in Tommasi alcuna personale posizione precostituita, né politica né tanto meno di regime. Scopriamo invece un semplice, diretto, profondo, attaccamento agli uomini della Sassari e alla sua Bandiera: da soldato, da italiano, da sardo.
Seppure scritto agli inizi del ventennio fascista, il testo non indulge in triti stereotipi nazionalistici. Dopo attente letture si coglie appieno il profondo sentire del volontario Sottotenente Tommasi, che lo portò a scrivere “noi che portammo i nostri giovani corpi avidi di vita nelle fornaci della morte”.
Se i primi tempi furono “quegli di Bosco Cappuccio, di così smisurato entusiasmo, che anche gli ufficiali medici si può dire prendessero e spontaneamente parte al combattimento perché prestavano la loro opera umanitaria sulla linea del fuoco”, altri furono quelli quando “degli ufficiali hanno parlato, ma non sono stati discorsi cerimoniosi, di circostanza, questi che essi hanno commossamente fatto, perché i soldati li hanno ascoltati religiosamente. Era anzi leggibile sul volto dei soldati che in quel momento pensavano ai compagni assenti e anche che avrebbero potuto raggiungerli, e presto”.
Venne anche il tempo di quando “Ma non piango i morti: sono già tutti degli eroi. Sono questi soldati ancora viventi, oggi, che hanno tutti l`abito chiazzato di giallo dalla polvere dei proiettili, che mi fanno più male: hanno negli occhi un rancore sordo che non si manifesta in alcun modo, che li rende impassibili e inerti. Se si muovono, sembrano degli automi. Comandati, obbediscono, ma non hanno più luce sul viso né impeto negli atti. Sono degli spettri”.
Per arrivare a “L`immane tumulto dell`esercito in ritirata raggiunse improvvisamente la Sassari nei suoi alloggiamenti di riposo a Buttrio, Camino e Manzinello, dove essa faceva parte della riserva della II Armata. Collocati dapprima in avamposti tra il Torre e il Natisone, il 151° e il 152° ebbero poi, la notte sul 29 ottobre, l`ordine di passare il Tagliamento al ponte delle Delizie. Triste via del ritorno. Due giorni d`ira e di dolore indicibili, attraverso la malinconica campagna di autunno allagata per pioggie violenti, sotto il cielo nero come il destino che pesava su quelle torme scomposte di uomini liberi di ogni vincolo e di ogni disciplina che procedevano tra incendi, distruzioni, saccheggiamenti, sospinti dall`ebrezza della licenza; due giornate di marcia su strade ingombrate e ostruite da cavalli, cannoni, carri, camions, materiali di ogni genere abbandonati, seminati: la morte di tutto ciò che aveva costituito sino a pochi giorni avanti l`orgogliosa forza dell`esercito vittorioso.”
Potete leggere, integralmente, il libro di memorie di Giuseppe Tommasi al seguente indirizzo web, perché il testo digitalizzato è stato messo a disposizione dalla Regione Sardegna:
http://www.sardegnadigitallibrary.it/index.php?xsl=626&s=17&v=9&c=4463&id=220465.
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