COLONNELLO MANUNTA CAV. CELESTINO
COMANDANTE DEL I52°
REGG. FANTERIA, BRIGATA SASSARI
Memorie compilate dal Capitano Leonardo Motzo in occasione di una
ricorrenza della Festa della Brigata Sassari, con integrazioni della nipote, Sig.ra Laura Manunta.
Nacque ad Alghero in Provincia di Sassari da Giovanni Manunta Manca, T.Generale del RR.
CC. e dalla Marchesa Caterina Martinez di Monte Muros il I4 Dicembre I872.
Educato sin da bambino dalla austera e diritta anima del
Generale e dalla squisita e nobile gentilezza materna, radunò in sé quelle che
sono le più spiccate qualità della gente sarda: fierezza e dignità in ogni
evento e schietta bontà in ogni azione.
Nel I885 fu allievo del Collegio Militare di Firenze e nel
I890 allievo nella Scuola Militare di Modena donde usciva Sottotenente l’11
settembre del I892, coronando così quel che era stato il sogno splendente della
sua operosa giovinezza.
Fu in Africa nel I896 inquadrato nel 37° Reggimento Fanteria
Ravenna, rientrato in Italia venne promosso Tenente e poi Capitano. Da Tenente
ebbe un encomio solenne dai Comandi di Divisione di Cagliari e Corpo d`Armata
di Roma "Per essersi buttato vestito in acqua per salvare una bambina che
era in procinto di annegare". Nel 1912 si sposa con Grazietta Bontà da cui
ha due figli, Beatrice e Giovanni, quest’ultimo raccoglierà l’eredità militare
di famiglia divenendo poi Ammiraglio, Comandante Sommergibilista durante la
seconda guerra mondiale.
Il I9I5 lo trovò Capitano e come tale, sebbene molto
malandato in salute e ancora sofferente per malattia già contratta in Africa,
volle sottomettersi a tutte le intense fatiche
del periodo preparatorio dei Reparti ed al Comando di una Compagnia
entrò il 24 maggio in guerra col 36°
Fanteria Pistoia.
Il Reggimento fu inviato in Cadore e,con somma meraviglia di
tutti, il Capitano Manunta riacquistò
improvvisamente ,se non la completa salute, certo un benessere fisico che
invano si sarebbe potuto sperare.
Subito si segnalò per lo zelo ed ardire e già il 4 Giugno
I9I5 ebbe l’onorifico e difficile incarico di procedere in terreno nemico: insieme a quattro soldati si
spinse fin sotto al Sasso di Stria e al nemico che dalle trincee del Lagazuoi
lo guardava, incredulo di trovarsi davanti ad un Ufficiale Italiano, gridava
ripetutamente in tono sarcastico "Buongiorno, buongiorno”. Una scarica
rabbiosa di mitragliatrici gli rispose, ma appunto in essa era l`implicita
confessione che il valore di un uomo aveva ormai svelate le debolezze
dell`avversario.
Con la sua Compagnia, difatti, occupava subito dopo quelle posizioni sotto il fuoco
nemico che diventava si più vivace, ma che doveva essere assolutamente innocuo
perché il Capitano Manunta rispondeva ad ogni raffica gridando “Zero,
zero".
In quella posizione, da lui raggiunta con deciso ardire nei
primissimi giorni della campagna, dovemmo poi fermarci per tutta la guerra.
Promosso Maggiore sulla fine del I9I5 fu inviato a comandare
un Battaglione del 82° Fanteria Torino che si trovava allora schierato davanti
alla famosa cortina difensiva tra il Col di Lana e il Sasso Stria.
Quivi alacremente diede opera a rafforzare le nostre
posizioni e a migliorarle con qualche necessaria correzione del fronte; questa
sua attività lo segnalò ai superiori che lo ricompensarono con la Croce di
Guerra al Valor Militare, con la seguente motivazione: "Comandante di
Compagnia e poi di Battaglione compì sempre il suo dovere con coraggio e
noncuranza del pericolo, prendendo parte attiva e intelligente a ripetute
azioni di guerra nelle quali rese utili e segnalati servizi".
Tale ricompensa, concessa in un periodo in cui ancora era
difficilissimo essere proposti, dimostra quale sia stata la sua condotta.
L’inverno lo sorprendeva così sulle montagne e, sia per le
fatiche sostenute senza mai risparmiarsi, sia per la malattia che si
riaffacciava di nuovo, indirizzò una nobilissima lettera al Comandante del
Reggimento in data 29 gennaio 1916 nella quale "non essendo in grado di
dedicare come per il passato validamente
le energie fisiche e intellettuali alla grande causa della guerra,
sentendosi attualmente menomato alquanto nella resistenza fisica, che si
ripercuote nella Intellettuale
svegliezza, così necessaria in guerra, rivolge domanda a che gli venga concessa
una licenza in cui possa attendere ad una cura intensa e ordinata affinché
possa riprendere il suo posto di responsabilità e di onore nella stagione
propizia alle operazioni".
Il Comando di Reggimento lo propone per la visita presso la
Commissione Centrale di sanità della 4° Armata, la quale, in data 28 Gennaio, lo
riconosce talmente malandato in salute che lo propone per un riposo non
inferiore a 4 mesi lontano dai Reparti mobilitati.
Parte così dal fronte e rientra al Deposito del suo
Reggimento, a Roma, dove in data 7 Marzo invia a quel Comando della Divisione
Militare Territoriale la seguente
lettera: "Desiderando vivamente ritornare al più presto al Comando di
Truppe in prima linea è convinto che in una cinquantina di
giorni di riposo e di cura mi ritroverò nel pieno vigore
delle forze si da potere, come per il passato, sopportare e superare i disagi e
le fatiche più intense e periodi di prolungata azione, rivolgo la preghiera a
codesto comando affinché voglia concedermi solo due mesi di licenza, invece dei
4 al riposo propostimi dalla Commissione Sanitaria Centrale della 4° Armata.
Tale domanda veniva accolta
e inviato nuovamente al fronte ed assegnato prima al 45° Fanteria Reggio
e poi al 46° mobilitato, stette cosi con
i suoi soldati finché la promozione a Tenente Colonnello non lo fece destinare
al 96° Fanteria Udine mobilitato che raggiunge il I° Maggio I9I7. Fu assegnato
al Comando di un Battaglione che, il I4 dello stesso mese, portava all`assalto
della q.383 di Plava, riuscendo a conquistarla dopo aspro combattimento, in cui
rimaneva ferito.
Il suo valore gli fruttò una medaglia d`argento sul campo,
con la seguente motivazione: "alla testa del proprio Battaglione, muoveva
alla conquista delle posizioni avversarie, incitando con l`esempio e con la
parola le proprie truppe. Ferito, rimaneva a dirigere l’azione e si allontanava
solo dopo aver visto superar il doppio ordine di reticolati nemici".
In seguito a detta ferita veniva ricoverato all`Ospedale, ma
poiché sull’Isonzo e sui Monti si combatteva e la sua anima di soldato e di Sardo
gli imponeva di riprendere il suo posto, fa domanda per rientrare nuovamente nei
Reparti mobilitati e perché gli venga concesso il distintivo d`onore.
Ecco come l`Ufficiale Medico appoggia la domanda per il
distintivo per ferita: “tenendo conto che il Sig.Tenente Colonnello Manunta
volle abbandonare prematuramente e contro il parere dei sanitari il luogo di
cura per poter ritornare al Reggimento e non essendo la lesione attualmente
completamente guarita, riterrei opportuno la concessione del distintivo d`onore
quantunque il tempo passato nel luogo di cura sia di solo di 35 invece di 60 giorni".
In seguito a ciò il Comando supremo accoglie la sua domanda
di ritornare al fronte e gli affida prima il comando del 279° Reggimento
Fanteria Vicenza e poi il 7 Agosto I9I7 quello del I9° Brescia.
Il I9° veniva subito dopo impegnato nella importantissima
azione per la conquista dell’altipiano della Bainsizza e il nuovo Comandante
seppe rispondere alla fiducia riposta in lui dai suoi superiori.
Il 27 dello stesso mese di Agosto infatti il Reggimento
attaccava e conquistava le alture di Ultrovec. Quale sia stata la sua azione è
magnificamente detto nella motivazione della seconda Medaglia d`Argento:
"In tre giorni di aspri combattimenti guida il suo Reggimento alla
conquista di Importati posizioni nemiche, esempio a tutti per coraggio sereno e
per perizia di Comandante mentre, noncurante del pericolo al quale si
esponeva, attraversava uno spazio micidiale battuto dal fuoco nemico per
compiere l`opera pietosa di raccogliere gli oggetti personali del suo Aiutante
Maggiore gloriosamente caduto al suo fianco pochi istanti prima,rimaneva
gravemente ferito".
Ferito, ma qualcosa ancora di più è da rilevare:la sua calma
e la sua pietà. Il Cappellano Militare in una lettera indirizzata al babbo
dell`Aiutante Maggiore diceva fra l’altro:" ... qualche ferito leggero
correva già trafelato e sanguinante, rannicchiato dietro a un sasso, io guardavo
l`atroce scena con l’impassibilità che dà l`abitudine, quando riconobbi, in una
barella, il nostro Colonnello, Gli fui tosto d`appresso. Un cumulo di domande mi
faceva ressa alle labbra: "ferito! Ma come? I nostri dunque sono già
impegnati? Non ripose, mi strinse fotte forte le mani che gli tendevo come a
rincuorarlo e scuotendo mestamente la testa: questo è nulla, mormorò, mi hanno
ucciso l’Aiutante Maggiore in 1’.
Nobile anima di comandante, sensibile e fiera anima di Sardo.
Ferito, abbandonava l’Ospedale per la Battaglia e durante di essa si tiene al primo posto, quello più avanzato, comanda,
combatte, eppure nel tumulto della battaglia nel suo cuore intrepido di soldato
vivono rigogliosi i sensi tenerissimi di padre. Vuole che la famiglia del suo
Aiutante Maggiore che amava come un figlio, abbia i suoi oggetti personali,
quelli più cari, quelli che teneva nel cuore al momento della morte gloriosa e per
compiere l`ufficio pietoso si espone ai pericoli estremi.
E` bello, è grande per un Comandante, sono le due fonti che
conducono immancabilmente alla vittoria: il valore e l`amore!
Eccolo di nuovo all`Ospedale dove lo raggiunge il I6
Settembre la promozione a Colonnello. Nel marzo del I9I8 viene assegnato al
Comando del 25° Fanteria Bergamo mobilitato, ma la sua anima di Sardo ha sempre
tenace una aspirazione, che poi è un bisogno per tutti quelli della sua terra,
ritornare fra i Sardi, tra i paesani,
essere con loro per le prove più rischiose e per le glorie più fulgide,
finalmente nell`aprile dello stesso anno, viene assegnato al Comando del I52° Reggimento Brigata Sassari. La Brigata era nel pieno della sua gloria e della sua
efficenza, ai vecchi trionfi del Carso, del Monte Zebio, della Bainsizza, della
ritirata si era aggiunto quello, forse più significativo e più completo, della
recente vittoria dei"Tre Monti", per cui l`Italia tutta aveva avuto
accenti di gratitudine e di ammirazione e la stessa maestà del Re e il Comandante Supremo erano andati ad esprimere agli eroi superstiti tutto l’amore
del paese per essi. Che avrà mai pensato il colonnello Manunta quando avrà
indossato le mostrine bianco e rosse, che tanto aveva desiderato? Quali palpiti
il suo cuore di Sardo e di valoroso ha sentito nel trovarsi fra Sardi e fra
valorosi? Quali rinnovati propositi nella sua anima ardente avrà fatto per
essere degno del suo passato e del passato del Reggimento di cui assumeva,
insieme al Comando, l’onore e l’onere di una gloria che non ha uguali?
La nuova prova, a cui gli eventi stavano per sottoporre lui
ed il Reggimento, era degna del suo valore e del valore degli intrepidi.
Siamo alla Battaglia del Piave: tutte le forze e tutti i
mezzi della duplice monarchia sono impegnate sul nostro fronte. Venezia è la
preda immediata e poi lo sfacelo dell`Esercito e della Nazione.
Già i primi Reparti nemici hanno faticosamente e con perdite
enormi passato il fiume sacro e tentano di allargare le teste di ponte, onde
agevolare il passaggio di Truppe e di Artiglieria.
Uno dei punti più sensibili e forse il più sensibile del
fronte è costituito da Losson, poiché superato quel caposaldo è aperta la via
più breve e più sicura per Treviso e Mestre.
La difesa di essa viene affidata alla Sassari: è il posto
d`onore dovutole per le sue glorie. Il I6 giugno il nemico disperatamente cerca
di impossessarsi delle posizioni e vi destina le migliori truppe e in
grandissima quantità.
I Sardi tenacemente resistono, gli assalti si ripetono,
cinque, dieci volte ma inutilmente. Le
Truppe laterali cedono, Il I52’ che occupa Croce è incrollabile: tutti, soldati
ed Ufficiali si difendono sino alla morte, accerchiati da tutte le parti, non
si arrendono, decimati non contano i morti e restano al posto dell`onore e del
sacrificio. Croce è il centro vivo della resistenza, Croce è l’anima della vittoria,
abbandonare Croce significa non solo
perdere una posizione ma perdere una battaglia.
Il Reggimento è logoro, le perdite sono enormi, non ci sono
più rincalzi e riserve, gli ufficiali per la maggior parte morti e feriti. Il
nemico non rallenta la pressione, anzi alimenta continuamente la battaglia con
le truppe fresche che si prodigano in assalti disperati.
Croce resiste. Il Colonnello personalmente è in mezzo ai
reparti: ordina, consiglia, combatte; ogni combattente è elettrizzato dalla sua
presenza, la sua serenità è trasfusa in ognuno con la parola che non trema, col
gesto che è imperioso con l`ordine che è preciso.
Ad un certo momento il reggimento, che è preso di fronte e
sui fianchi, sta per essere completamente circondato. E` l`ora della
responsabilità, è l`ora delle decisioni supreme, l`ora della gloria o
dell`infamia.
Impossibile ricevere ordini dai Comandi, urge agire
immediatamente.
Il Colonnello vede, il Colonnello vive la passione del
reggimento, anzi direi della patria e del
comando: "Per scaglioni, i battaglioni si ritirino dietro Croce per riordinarsi. Controllerò
personalmente il ripiegamento."
È questa la parola della relazione ufficiale: "Se questo
valorosissimo reggimento ha potuto ripiegare in ordine perfetto ciò è dovuto
agli ordini tempestivi ed alla presenza dove più ferveva la mischia del
Colonnello Manunta e dallo straordinario eroismo di tutti i reparti che
cedettero il terreno palmo a palmo, facendo strage del nemico. E` facile darsi
ragione dell’imponente sforzo compiuto quando si pensi che il reggimento ha
combattuto con forze perlomeno dieci volte superiori. È però degno
dell’ammirazione dei posteri il fatto che il ripiegamento si è effettuato come
in una manovra da Piazza d`armi"
Dietro Croce gran rapporto, terribile e sublime momento. Il Colonnello è il simbolo per tutti della tenacia e del valore, impassibile e
sicuro da gli ordini ai pochissimi ufficiali presenti: (una ventina, su 80 che
poche ore prima avevano iniziato l’azione) "riordinarsi ed alle I4
l`assalto per riprendere Croce”. E` il debito d`onore e di gloria del I52°, la
necessità della Patria, è Il valore
della Sardegna.
Mentre il colonnello parla scoppia in quel manipolo di
valorosi uno shraphell. Il colonnello è ferito ad un piede: dà una
pedata, come per allontanare un sasso che gli dia fastidio e non si muove. I
lineamenti del volto diventano più severi, gli occhi più brillanti, la voce più
imperativa e più ferma. Il rapporto ha termine regolarmente.
Alle I4 si sferra l`assalto, è la Vittoria, è la gloria, è
il miracolo. Croce è riconquistata d`impeto, il nemico vien inchiodato, catturato e ucciso. Molti degli ultimi, che
avevano protetto il ripiegamento e non avevano cessato un solo momento di
lottare, furono trovati pugnalati.
Ripreso Croce, l`ordine era di rafforzarsi e resistere sino
all`estremo. E` qui continua la relazione: "nel volto dei soldati si
leggeva il dispetto di non aver potuto schiacciare l’avversario, i loro occhi
sfavillavano nel desiderio di poter riprendere la lotta”.
Dai plotoni, dalle compagnie, dai battaglioni, veniva
unanime la richiesta di qualche rinforzo per poter riprendere l`avanzata.
Tali erano la potenza e l`efficacia dei nostri attacchi, da
lanciare nei bravi soldati la convinzione che il nemico fosse ben lungi
dall’avere la schiacciante superiorità numerica, quale fu poi riconosciuta, o
che bastasse un solo battaglione ancora del I52’, per ricondurre iI reggimento
immediatamente sull’ argine del Piave. E
infatti Il 23 Giugno il I52° fu il primo a segnarsi con l`acqua del Fiume
Sacro, il Colonnello Manunta vi arrivò a
cavallo con le pattuglie. Il Bollettino del comando supremo in data 2I Giugno I9I8 recava: "Nella Zona ad occidente di
S.Donà l`avversario tentò una forte azione contro Zerson. Arrestato una prima
volta dal nostro fuoco, rinnovò per ben 4 volte l`attacco, finché esausto
dalle perdite eccezionalmente gravi subite dovette cedere di fronte all’incrollabile valore dei
Sardi della Brigata Sassari (I51’ e I52°)".
Il colonnello Manunta che è davvero l`eroe della giornata
gloriosa, che fruttò alla Brigata
Sassari la seconda medaglia d`oro, fu premiato con la più significativa
decorazione al valor militare che possa fregiare il petto di un ufficiale
superiore, la Croce di Cavaliere dell`Ordine Militare di Savoia, con la
seguente motivazione: "Durante un violentissimo contrattacco, sferrato dalla
Brigata sul fianco del nemico che aveva oltrepassato il Piave, spiegando grande
perizia tattica e affascinante valore personale, respingeva ed incalzata più
volte col suo Reggimento, in un’epica
lotta con l’avversario, quantunque
questi, date le forze soverchianti, fosse riuscito a piombare alle spalle delle
truppe.
Conteneva quindi il nemico con irresistibili puntate
impedendogli definitivamente di realizzare ogni ulteriore progresso (Croce 16
Giugno, I9I8). Si era già
precedentemente distinto, per valore e perizia, in altri fatti d`armi nei
quali era rimasto ripetutamente ferito (Dicembre 1916, Aprile I9I8=SIEF cima Lana = Tofane quota 383 di
Plava -Bainsizza monte Melago)".
Il Colonnello Manunta rimase, dopo l’azione, al Comando del
Reggimento, circondato dall`amore e dall`ammirazione di tutti i suoi
dipendenti, ufficiali e truppe, e alla battaglia di Vittorio Veneto
condusse ancora i suoi reparti alla
vittoria entrando primo a Conegliano.
Per tale azione gli fu concessa la Croce di Guerra Francese
con palma, con splendida motivazione: “comandante di reggimento di fanteria
collocato agli ordini del generale comandante delle forze francesi in Italia in
vista di un’azione offensiva d’insieme, ha spinto al più alto punto la propria
preparazione e quella dei suoi subordinati per mezzo di riconoscenze frequenti
e ardite, così che per mezzo di uno studio minuzioso di tutte le opportune
misure ha assicurato il successo” (26 gennaio 1919)
Oggi ancora il Colonnello Manunta è al Comando del bel I52,
al quale ha dedicato tutta la robustezza del suo intelletto ed i palpiti del suo
cuore, ancor oggi è il più sicuro
interprete della gloria passata e il più fervido animatore delle nuove generazioni di giovani che si adunano all`ombra della
Bandiera decorata con due Medaglie
d`Oro.
Il
colonnello Manunta rimase al comando del 152° reggimento fino al dicembre del
1918 e dopo un breve periodo, nell’aprile del 1919, lo riprese mantenendolo
fino al gennaio del 1928. Passò vari anni a Trieste in cui il reggimento fu
dislocato. Nel dicembre 1920 si oppose all’ipotesi che la brigata fosse
impiegata contro Fiume, inviando un personale diniego indirizzato al comando
militare della Venezia Giulia: “ In riferimento a quanto viene richiesto sento
il coscienzioso dovere d’esporre con tutta franchezza che, se il reggimento 152’
nella sua salda disciplina è sempre pronto ad obbedire, fatto il mio comando,
agli ordini dei superiori, però gli ufficiali e truppa con me, accoglierebbero
con sommo dolore l’ordine di marciare contro Fiume, ripugnando ai loro animi di
provati e fedeli combattenti, dover adoperare le armi verso i propri fratelli
italiani con i quali condividono pienamente gli alti sentimenti patrii e
l’ardente desiderio di vedere la martoriata città ricongiunta alla grande madre
Italia”.
Il 15
gennaio 1928 fu poi nominato presidente del tribunale militare territoriale
della Sicilia con sede a Palermo.
Venne poi
nominato generale di brigata il primo gennaio 1931.
Morirà a
Roma nel 1957 all’età di 85 anni.
CAMPAGNE
E DECORAZIONI
Medaglia
commemorativa campagna d’Africa
Medaglia
commemorativa soccorso ai terremotati 1910
Encomio per
essersi gettato vestito in mare per salvare una bambina dall’annegamento 1908
Croce d’oro
per anzianità di servizio 1914
Cavaliere
dell’ordine della corona d’italia 1915
Campagna di
guerra italo-austriaca 1915
Campagna di
guerra italo-austriaca 1916
Campagna di
guerra italo-austriaca 1917
Campagna di
guerra italo-austriaca 1918
Ferita
d’arma da fuoco per la conquista di q. 383 Plava 1917
Ferita
d’arma da fuoco Bainsizza 1917
Medaglia d’argento
VM sul campo 14 maggio 1917
Croce al
merito di guerra giugno 1918
Cavaliere
dell’ordine dei SS Maurizio e Lazzaro 1918
Croce al
merito di guerra dicembre 1918
Croce di
guerra francese con palma gennaio 1919
Croce al
merito di guerra giugno 1919
Coce di Cavaliere dell’Ordine militare di Savoia febbraio 1919
Croce di
guerra al VM novembre 1918
Croce di
guerra al VM novembre 1915
Medaglia
d’argento al VM agosto 1917
PERIODI
DI COMANDO 152’ REGGIMENTO
17 apr
1918 30 dic 1918
13 apr
1919 15 gen 1928
|